Share the future: nell’indagine dell’università Bocconi sul mondo del pharma una fotografia aggiornata del settore

Da un’indagine realizzata tra l’autunno del 2021 e la primavera 2022 da Channel&Retail Lab, l’Osservatorio della Sda Bocconi che monitora le principali tendenze nazionali e internazionali in ambito distributivo e di canale, e presentata lo scorso 23 giugno nell’ambito del Convegno “Share the future”, emergono un’anomalia nella distribuzione intermedia nel pharma e nuove abitudini di consumo degli italiani nei punti vendita.

 

La ricerca del C&RLab, condotta in partnership con Chiesi Italia, Valore Salute (gruppo Comifar), Digital Solutions e Teva Pharmaceutical ha coinvolto un campione di 400 farmacisti, tra i quali il 50% facenti capo a esercizi indipendenti (titolari, direttori) e l’altra metà riconducibili a reti e catene (titolari di farmacie organizzate in network, store manager).

 

L’indagine ha rivelato che in media ogni farmacia italiana si serve stabilmente da 3,5 distributori intermedi, una su dieci ne conta fino a cinque e due su cento dai sette in su. Questa organizzazione ha un impatto diretto sul numero di consegne, con una media di 4,5 consegne al giorno per ogni farmacia, che possono diventare otto (il 6,5% degli esercizi), dieci (l’1,5%) e dodici (il 2,5%), da distributori diversi.

 

A chiarire le motivazioni di queste dinamiche interne alla filiera hanno contribuito le interviste ai farmacisti, utili per portare allo scoperto i principali driver di scelta, prevalentemente economici, con la convenienza e la scontistica al primo posto.

«Al grossista vengono chieste principalmente due cose: che costi di meno e che faccia più consegne. Ma allora, nessuno si stupisca se poi i distributori, per non scomparire, si mettono a comprare farmacie», sostiene Erika Mallarini, docente della SDA Bocconi, a commento delle interviste. «Il rischio», prosegue Mallarini, «è che altri grossisti abbandonino il mercato e le concentrazioni accelerino. A correre i maggiori pericoli sarebbero le rurali, le prime a pagare in termini di qualità e numero delle consegne».

 

Quello farmaceutico è un vero e proprio caso che non ha equivalenti in altri settori del retail, stabilmente organizzati in gruppi d’acquisto o centrali di gruppi d’acquisto (CEDI), con aperture a occasionali fornitori locali per l’approvvigionamento di prodotti a km zero. «La fedeltà è rigorosa. Anche perché chi sgarra viene punito con sanzioni pesantissime, da 50mila euro in su, che vanno a coprire le perdite degli altri affiliati: chi non è fedele, è la logica, danneggia l’intera rete perché mette a rischio premi e credibilità negoziale con l’industria».

 

«L’adesione a un gruppo di acquisto è una scelta di campo», continua Mallarini, «entrarci e poi comprare da questo o quello in base alla convenienza del momento è una politica che non avvantaggia nessuno. Occorrerebbe invece che le farmacie affiliate facessero valutazioni ad ampio raggio, nelle quali ha rilevanza non soltanto il listino ma anche il livello di servizio, il contenuto della partnership proposta dal distributore».

 

Per quanto riguarda invece l’identikit del nuovo consumatore, dall’indagine è emerso che il 73% dei cittadini ha abitudini d’acquisto e soprattutto aspettative diverse relativamente alla farmacia. Complice la pandemia, il cittadino le attribuisce oggi un ruolo più importante, dando un’inedita importanza ai servizi di consulenza. Molti si dichiarano addirittura disposti a cambiare farmacia per poter usufruire di servizi come checkup, telecardiologia, diagnostica ecc.

 

A fronte di questo incremento delle esigenze, c’è una riduzione del tempo trascorso all’interno del punto vendita: il cittadino richiede di confrontarsi con il farmacista in uno spazio chiuso, all’interno della farmacia, per avere tempo di qualità e privacy, oppure a distanza (video consulenza), e si dichiara anche disposto a pagare per le consulenze.

 

«In un momento storico in cui il cittadino, che si aspetta una crisi economica e finanziaria importante, è più esigente, più sensibile al prezzo, più digitale, il cambiamento ricade inevitabilmente sui retailer. Le farmacie possono diventare un punto di soluzioni, l’importante è mettere a sistema queste tre dinamiche: servizi, consulenza e prodotti», conclude Mallarini.


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