Proprietà Intellettuale nella strategia industriale dell’UE: un’opportunità per le industrie farmaceutiche europee

Nel gennaio 2022 l’ECIPE, European Center for International Political Economy, ha pubblicato il paper I vantaggi dei diritti di proprietà intellettuale negli accordi di libero scambio dell’UE, che dimostra come la presenza di diritti di Proprietà Intellettuale (PI) possa incrementare il PIL, la produttività, gli investimenti e le esportazioni in Europa, in diversi settori tra cui quello farmaceutico.

La proprietà intellettuale, conferendo al proprio creatore un diritto esclusivo sull’uso commerciale di quella creazione per un determinato periodo di tempo, motiva a investire nell’innovazione, offrendo l’opportunità di recuperare gli investimenti fatti e apportando progressi vantaggiosi per la società nel suo complesso.

Le industrie ad alta intensità di PI sono anche quelle a più alta rilevanza economica: sono responsabili del 68% delle esportazioni totali dell’UE e guidano gli investimenti nell’economia dell’Unione Europea (il 51% di tutti gli investimenti avviene nelle industrie ad alta intensità di PI). Costituiscono inoltre il 44,8% del PIL dell’UE e generano il 38,9% dell’occupazione totale nell’Unione Europea. I salari sono in media del 47% più alti nei settori ad alta intensità di PI rispetto ai settori a bassa intensità di PI.

Se la maggior parte del valore aggiunto per l’economia dell’UE è creato da macchinari (232 miliardi di €), veicoli a motore (206 miliardi di €) e architettura e ingegneria (158 miliardi di €), i prodotti farmaceutici (161 miliardi di €), le telecomunicazioni (156 miliardi di €), i prodotti chimici (107 miliardi di €), i mezzi di trasporto (88 miliardi di €) e gli autoveicoli (81 miliardi di €) creano i posti di lavoro più produttivi. Questi settori sono 2-3 volte più produttivi delle industrie non ad alta intensità di PI. I macchinari (240 miliardi di euro), i veicoli a motore (169 miliardi di €), i prodotti chimici (161 miliardi di €) e i prodotti farmaceutici (135 miliardi di €) rappresentano le tipologie di prodotto che maggiormente contribuiscono alle esportazioni dell’UE.

Se si passano però in rassegna gli accordi commerciali dell’UE, si possono subito notare delle criticità. Innanzitutto, è evidente come gli ALS (Accordi di Libero Scambio) siano particolarmente efficaci sulle PI di nicchia ma più deboli sulle PI più ampie, come marchi e brevetti, a differenza di quanto accade negli USA. Inoltre, nonostante le quote di esportazione coperte da accordi di libero scambio siano in crescita, ancora il 55% delle esportazioni dell’UE (di cui il 60% è ad alta intensità di PI) non è coperto da accordi. A livello globale infine, dal 2009 al 2018, il valore della quota della PI dell’UE è diminuito rispetto a Stati Uniti, Cina, Giappone e Svizzera. Anche la quota globale delle esportazioni ad alta intensità di PI dell’UE si sta gradualmente erodendo.

Disposizioni più severe in materia di PI negli ALS dell’UE avrebbero un significativo effetto positivo economico e sociale per l’UE e i suoi Stati membri, dalla creazione di condizioni di parità al miglioramento dell’accesso al mercato, dalla riduzione dei costi commerciali per i prodotti ad alta intensità di PI alla creazione di prevedibilità per gli investimenti a lungo termine. Inoltre, tali disposizioni comporterebbero ogni anno vantaggi per tutti i 27 Stati membri dell’UE, quali PIL dell’UE più elevato (63 miliardi di €), maggiori esportazioni dell’UE (74 miliardi di €), maggiori investimenti all’interno dell’Unione Europea (17 miliardi di €) e salari più elevati per i cittadini dell’UE (245 € per famiglia di 4 persone).

I settori ad alta intensità di PI che aumenterebbero maggiormente le esportazioni in caso di disposizioni più severe in materia di PI negli ALS dell’UE sono quelli legati a macchinari (+4,0%), attrezzature di trasporto (+3,4%) ed elettronica (+3,2%).

Le attrezzature di trasporto (+6,3%), i macchinari (+2,3%), l’elettronica (+2,2%), le apparecchiature elettriche (+2,0%) e i prodotti farmaceutici (+2,0%) contribuirebbero ad aumentare invece i livelli di produzione all’interno dell’Unione Europea.

Brevetti e marchi, in quest’ordine, hanno consistenti impatti sulle esportazioni, ma attualmente le disposizioni in merito, negli accordi di libero scambio dell’UE, sono fin troppo flessibili: rafforzandole, ne risulterebbero una maggiore performance delle esportazioni e posti di lavoro più orientati all’export nell’Unione Europea.

Alla luce di queste premesse, la dettagliata pianificazione di una strategia industriale da parte dell’Unione Europea porterebbe indubbiamente a una serie di opportunità per le industrie ad alta intensità di PI: promuovendo l’innovazione, guidando la trasformazione digitale, lo sviluppo di tecnologie green e la ricerca e sviluppo, nella fattispecie verso farmaci innovativi (soprattutto se realizzati nel contesto di un quadro normativo solido nel mercato unico europeo) si potrebbe contribuire in modo significativo alla resilienza strategica dell’UE stessa.

Per quanto riguarda nello specifico la proprietà intellettuale nella strategia farmaceutica dell’UE, l’Unione Europea è a un bivio. Dal 1990 l’Unione Europea ha perso terreno in termini di innovazione farmaceutica, il settore industriale a più alta intensità di R&S. La decisione di introdurre condizionalità sulla PI e incentivi, per altro in netta controtendenza rispetto ai partner commerciali globali dell’UE, andrebbe a minare l’effetto positivo delle disposizioni sulla PI negli ALS dell’UE. Solo invertendo la tendenza si potrebbe superare l’impasse.

Inoltre, la rigida regolamentazione in materia di proprietà intellettuale (marchi, brevetti, diritti d’autore), applicata congiuntamente da aziende e governi (dal sistema di gestione del rischio di frode alimentare a livello dell’UE alla direttiva dell’Unione Europea sui medicinali falsificati), è uno degli strumenti più efficaci per combattere la contraffazione, intesa come violazione della PI, e la pirateria, riducendo al contempo il loro impatto negativo, economico, ambientale, sanitario e sociale. La protezione concessa dalla PI si rivela vitale per le piccole e medie imprese (PMI), di tutti i settori, anche se molte PMI nelle prime fasi di sviluppo non prendono in considerazione la loro Proprietà Intellettuale, trascurando proprio una delle loro risorse più preziose. Disposizioni più rigorose negli ALS dell’UE, potrebbero aiutare le Piccole Medie Imprese a superare l’ostacolo all’esportazione grazie a una maggiore prevedibilità e certezza e alla protezione degli investimenti, rivelandosi anche particolarmente vantaggiose per quelle imprese che non hanno le risorse per battaglie legali finalizzate a proteggere la loro PI.

«Se l’Europa deciderà di implementare quadri di proprietà intellettuale solidi e affidabili nell’ambito delle sue strategie farmaceutiche e commerciali, potrà ambire a riconquistare la posizione dominante goduta negli anni ’90 e da allora occupata dagli Stati Uniti e sempre più dalla Cina, continuando a migliorare l’accesso dei pazienti anziché dipendere dalle importazioni di future innovazioni e rafforzando così la resilienza strategica complessiva dell’UE, che sappiamo essere un obiettivo chiave», ha concluso Nathalie Moll, Direttore generale di EFPIA, la Federazione Europea delle Industrie e Associazioni Farmaceutiche.


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