Pharma: l’impatto della guerra sugli studi clinici

Mentre il mondo segue con il fiato sospeso le evoluzioni del tragico conflitto tra Russia e Ucraina, le borse di tutto il mondo tremano: oltre agli impatti sui civili, le prime vittime delle guerre, le conseguenze sull’economia globale non saranno trascurabili. Le sanzioni economiche dell’Occidente contro la Russia potrebbero portare il Paese al default provocando una serie di reazioni a catena, mentre le contro-sanzioni di Mosca hanno già alterato gli equilibri in essere.

 

Paventato non solo dai paesi UE, il blocco dell’export delle materie prime russe potrebbe coinvolgere non solo petrolio e gas, ma soprattutto alluminio e nickel (con impatto sui semiconduttori) e anche potassio e fosfati (fondamentali per i fertilizzanti). Per non parlare della crisi alimentare globale che potrebbe derivare dallo stop all’esportazione di prodotti agricoli russi.

 

Anche il settore farmaceutico può essere annoverato tra i numerosi colpiti dalla guerra in corso: se le attività di produzione biotech nei Paesi coinvolti dalla guerra sono limitate – con impatti gestibili sulla pipeline delle aziende-, più significativa è la portata dell’interruzione delle sperimentazioni cliniche, con i siti ucraini non più operativi e quelli russi, a causa delle tensioni geopolitiche, colpiti da sanzioni e problemi di sicurezza dei dati a seguito dei cyber attacchi.

 

Secondo la Global Clinical Trials, l’Ucraina ospita circa 2.500 strutture mediche pubbliche impegnate nell’esecuzione di studi internazionali, con all’attivo circa 500 sperimentazioni all’anno. I dati presenti nel database della Food and Drug Administration (FDA) indicano 251 farmaci e dispositivi medici oggetto di studi clinici con almeno un sito in Ucraina. Di questi, 117 sono relativi al cancro mentre altri inerenti patologie come la sclerosi multipla, la schizofrenia e l’epidemia da Covid-19.

 

Con più di 4 milioni di ucraini in fuga e la conseguente dispersione dei partecipanti degli studi e delle loro cartelle cliniche, si rischia l’invalidamento di numerose ricerche. Nel mondo clinico, dove la continuità è requisito essenziale, le lacune nelle sequenze possono compromettere l’affidabilità dei risultati o renderne più difficile l’analisi.

 

Al di là dell’impatto sugli studi clinici in sé, l’interruzione può produrre effetti devastanti sui pazienti, in particolar modo nel caso di pazienti oncologici, con malattie allo stadio finale, per i quali la partecipazione ai clinical trial rappresenta l’ultima speranza.

 

Un ulteriore ostacolo è attualmente legato alla logistica, viste le notevoli difficoltà sia nell’inviare campioni biologici dall’Ucraina, con le zone di combattimento che si allargano a macchia d’olio, sia nel far arrivare prodotti medici sperimentali dagli sponsor.

 

Anche la Russia, con 557 studi attualmente attivi, si scontra con le limitazioni logistiche, in particolare con la chiusura dello spazio aereo e il divieto ai voli che garantivano il trasporto e l’analisi dei campioni. La stessa Università medica statale di Mosca, una delle più grandi del paese, ha sospeso il reclutamento di nuovi pazienti per i 120 studi dell’ateneo per motivi legati alla difficoltà di invio dei campioni.

 

Molte sono le aziende farmaceutiche che subiranno ritardi a causa della chiusura dei siti Ucraini, così come emerge in Fierce Biotech, ma la priorità per le HR è in primis la messa in sicurezza dei propri dipendenti.

 

Fronte Russia, con una lettera formale, gli AD di numerose aziende biotecnologiche e venture capitalist (Nkarta, BioMarin, Rubius, atai Life Sciences, Blueprint Medicines, Ovid, Global Blood Therapeutics e molte altre) hanno preso le distanze da Putin definendo l’invasione dell’Ucraina un “atto barbaro” e impegnandosi a cessare gli investimenti nel paese.

 

Tutte le società tengono però a precisare che verrà mantenuta la fornitura di medicinali, dal momento che un’interruzione del flusso dei farmaci verso la Russia causerebbe danni diretti ai pazienti e porterebbe alla potenziale perdita di vite umane, in particolare tra soggetti fragili, bambini e anziani.


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