Nuovo rapporto Mediobanca 2022: tutte le difficoltà della distribuzione intermedia healthcare
Il report “Il settore farmacie”, nuova ricerca dell’Area studi di Mediobanca pubblicata il mese scorso, indaga le dinamiche del comparto farmaceutico soffermandosi sulla distribuzione, finale e intermedia, di cui vengono analizzati numeri e prospettive.
Nel nostro Paese il sistema distributivo del farmaco presenta una struttura dilatata che implica, tra i produttori e i retailer, la presenza di attori intermedi. Questi attori si distinguono in depositari e grossisti: i primi trasferiscono i farmaci -di cui non hanno la proprietà- per conto delle aziende produttrici al distributore finale mentre i secondi, che vantano la proprietà dei farmaci, si dividono in società mono-deposito, a operatività locale, multi-deposito, con presidi in più regioni, e gruppi d’acquisto (cooperative di farmacisti).
In particolare la distribuzione intermedia, che coinvolge circa il 70% dei medicinali venduti in Italia, vive un momento di affanno, con ricavi sul farmaco in costante calo da ormai quindici anni a fronte di un aumento sia della complessità sia dei costi della logistica.
I distributori attivi oggi nel nostro Paese sono poco più di 50 (vs i 250 degli anni ’90), le prime dieci aziende per fatturato totalizzano il 78% del mercato (contro il 57% del 2008), mentre le prime cinque sono recentemente cresciute di dieci punti percentuali, rappresentando il 56% del totale. Il caso italiano differisce da quello di altri paesi europei, dove le prime cinque società dominano il mercato, con una quota dell’80% in UK, del 90% in Francia e del 99% in Germania.
Sulla base dei dati raccolti, i ricercatori di Mediobanca si spingono ad affermare che «In Italia il modello della distribuzione intermedia mantiene ancora le caratteristiche della competizione locale o regionale, con un ruolo significativo delle cooperative dei farmacisti», anche se non mancano spinte evolutive esercitate soprattutto dai grandi operatori internazionali presenti nel nostro paese (Wallgreens Boot Alliance e PhoenixMcKesson) o da grandi distributori.
Sul fronte logistico, la distribuzione intermedia opera su quattro canali (ospedali 52% delle referenze, farmacie 24%, altri grossisti 22% e home delivery 2%), gestendo circa 30mila referenze tra farmaci e non.
Negli ultimi tre anni, tra il 2018 e il 2021, si è registrato un aumento del numero di confezioni trasportate (+23,3%) e allo stesso tempo è aumentato il numero dei trasporti a temperatura controllata (la fascia “sotto zero” è cresciuta dall’1 al 3%, la fascia “2-8° C” dal 9% al 15%).
Per contrastare la crescente complessità logistica, le imprese del settore hanno operato in direzione di una razionalizzazione, riuscendo a limitare l’aumento del numero delle spedizioni (solo +4,4% per gestire un aumento del numero delle confezioni spedite di oltre il 23%). È sempre difficile avventurarsi in proiezioni nel futuro, ma i ricercatori di Mediobanca sostengono che in risposta alla continua erosione dei “mark-up” assisteremo a ulteriori concentrazioni del mercato, sia a valle (distributori che controllano catene di farmacie) sia a monte (distributori interessati a produrre farmaci e prodotti healthcare a marchio proprio).
Tanti sono gli elementi che aggiungono complessità a un settore che già opera in condizioni economiche difficili, dalla necessità di fornire consegne tempestive alla capillarità del servizio, dalla eterogeneità della gamma di prodotti coinvolti (farmaci di elevato oppure modestissimo valore unitario) alla inevitabile e imprevedibile variabilità dei flussi, dall’erosione della spesa territoriale alla sforbiciata ai margini che ha visto la quota-parte del grossista ridursi dal 6,7 al 3%. Gli aumenti dei costi energetici aggravano la situazione.
Il comparto è senz’altro dinamico, e tutte le criticità elencate diventano nuove sfide da affrontare e nuove soluzioni da mettere a punto.
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