Il giuramento di Ippocrate ai tempi del digitale, tra revisioni e responsabilità

«Giuro per Apollo medico e per Asclepio e per Igea e per Panacea e per tutti gli Dei e le Dee, chiamandoli a testimoni, che adempirò secondo le mie forze e il mio giudizio questo giuramento e questo patto scritto», questo l’incipit del giuramento di Ippocrate, nella sua versione classica, risalente al V secolo a.C.

Oggi il giuramento, prestato dai medici al termine degli studi e prima di iniziare la professione, si basa su un testo aggiornato più volte nel corso dei secoli, nell’ottica di un sempre maggiore rispetto per la vita umana. Le versioni moderne omettono l’iniziale preghiera agli dei, rendendo i dettami etici più secolari. Il giuramento è incentrato sul dovere del medico, detentore di sapere e di responsabilità sociale, di operare in autonomia e nell’interesse e nel bene del paziente, in difesa della vita, con imparzialità, senza pregiudizi legati a genere, provenienza geografica o estrazione sociale e nel rispetto del segreto professionale. Le sfumature variano di stato in stato e se il testo italiano è incentrato sul rispetto dell’etica e della deontologia, la variante anglosassone insiste sull’umanità del paziente, da trattare come una persona dotata di complessità emotiva, personale, familiare e sociale.

 

Negli ultimi anni, l’attualità della formula è stata oggetto di aspri dibattiti e ne viene sempre più diffusamente caldeggiata la modernizzazione, per adattarsi ai cambiamenti sociali, culturali e tecnologici in atto.

 

L’AMA (American Medical Association), per colmare il gap tra il testo del giuramento e il mutato contesto, ha proposto di coinvolgere altre figure operanti nel campo della salute quali infermieri, ricercatori e terapisti, di contemplare anche una prospettiva preventiva e non solo curativa, di incorporare tutti i dispositivi medici tecnologici, di spingere per il lifelong learning e per una esaustiva normativa sulla privacy.

Anche in Italia, il testo del giuramento è oggetto di periodiche revisioni da parte della Federazione Nazionale degli ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. L’ultima è stata deliberata nel marzo 2007, dopo le modifiche del 1978, 1989 e 1998.

 

In particolare, è stato proprio l’impatto delle tecnologie a far affiorare l’esigenza di ulteriori regolamentazioni e in ambito medico si è iniziato a parlare di “Giuramento di Ippocrate digitale”.

 

La rapida diffusione di innovativi strumenti sanitari digitali, oltre a un ampliamento dell’accesso, può apportare notevoli miglioramenti sia nella prestazione delle cure sia nella trasparenza dell’informazione, grazie a una maggiore visibilità dei dati, per i pazienti come per i fornitori. Il rovescio della medaglia è costituito dalla proliferazione delle opportunità di utilizzare in modo improprio i dati sulla salute dei pazienti, intenzionalmente, mettendoli in vendita dietro compenso, o involontariamente, tramite fughe di dati: la cassa di risonanza data dai social media può portare a una diffusione senza precedenti, dovuta a rimbalzi, condivisioni e passaparola caratteristici di queste piattaforme di comunicazione.

Il nuovo testo del giuramento dovrebbe tenere in considerazione tutti i touch point – persone e sistemi – attraverso i quali i dati sanitari personali sono potenzialmente accessibili, nonché le conseguenze indesiderate derivanti da un uso improprio di tali dati.

 

Idealmente, il giuramento digitale è da intendersi come una “bussola etica”, che funga da guida per la condivisione e l’integrazione dei dati. Trascende la relazione fornitore-paziente, dal momento che i dati dei pazienti non sono più soltanto conservati negli archivi dei medici, ma condivisi con le piattaforme digitali per la cura dei pazienti, le società tecnologiche, gli sviluppatori di app e i pazienti stessi.

 

Per garantire la riservatezza e un utilizzo etico dei dati sanitari è richiesto uno sforzo congiunto da parte dell’intero ecosistema sanitario. La responsabilità della definizione delle normative a riguardo è però appannaggio dei sistemi sanitari, in quanto principali fornitori di assistenza, anche se il settore privato potrebbe comunque fare la sua parte, portando esempi virtuosi.

Da citare il caso di Graphite Health, azienda statunitense operante nel settore della sanità digitale che ha adottato la sua versione di giuramento, riprendendo i principi del testo originario, ma con definizioni aggiornate, che contemplano le nuove responsabilità morali legate alla contemporaneità. Per tutelarsi e tutelare i propri clienti, Graphite Health ha richiesto ai propri fornitori di sottoscrivere un codice etico di condotta, creando un precedente.

 

Il giuramento ippocratico digitale è essenzialmente una forma di protezione dei dati dei consumatori, resa necessaria da numerosi precedenti illustri di terze parti che hanno utilizzato i dati sanitari in modi che i pazienti non si aspettavano quando hanno inserito le informazioni in un’app.

 

Ormai diamo per scontata la comodità, efficacia e convenienza di avere il quadro digitale completo della nostra salute personale, costantemente a portata di mano. È compito della comunità medica assicurare che tutti i processi relativi avvengano in modo sicuro e protetto, anteponendo l’interesse dei pazienti ai profitti. La richiesta, ai sistemi sanitari, alle aziende così come ai fornitori esterni -in particolare aziende tecnologiche e sviluppatori di app-, di attenersi ai principi del giuramento digitale, sottoscrivendo specifici accordi, è già un punto di partenza.


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