Gli Stati Uniti pionieri nell’utilizzo di NFT nell’industria farmaceutica

Il 2021 è stato l’anno dei non fungible tokens, o NFT, che hanno spopolato sul web e hanno fatto il loro ingresso anche tra il grande pubblico. Pochi mesi dopo gli NFT e la rete blockchain hanno cominciato ad avere applicazioni anche nel mondo reale: in numerosi settori, tra cui quello farmaceutico e sanitario, i potenziali vantaggi di questa tecnologia non sono passati inosservati.

 

Facciamo un passo indietro: un non fungible token è un “gettone” unico, che attribuisce al legittimo possessore una proprietà digitale sulla rete blockchain, un registro digitale crittografato a prova di manomissione, distribuito su una rete di computer e liberamente consultabile. L’NFT sostanzialmente è l’atto costitutivo di una risorsa e non è necessariamente un’immagine digitale (come spesso viene confuso): esso può anzi rappresentare l’atto di proprietà di qualsiasi bene tangibile del mondo reale. L’NFT include dei metadati che permettono di combinare il token a diverse tipologie di dati: un’immagine, un file, una traccia audio ecc.

 

L’aspetto più interessante degli NFT riguarda la loro capacità di rappresentare oggetti del mondo reale, rendendo possibile il tracciamento e la verifica sia dell’identità sia dell’origine dell’oggetto in questione da parte delle persone che lo acquistano. Questo rende gli NFT e la tecnologia blockchain strumenti efficaci in qualsiasi settore basato su una logistica complessa della catena di approvvigionamento oltre che su enormi quantità di dati.

 

Oggi gli NFT sono senz’altro una moda: Jack Dorsey, fondatore di Twitter, ha venduto il suo primo Tweet, opportunamente trasformato in NFT; vari marchi già affermati come Adidas, Budweiser, Pepsi, Taco Bell e ASICS li utilizzano come strumenti promozionali sui Social Media; gli NFT di opere d’arte del mondo reale sono vendute all’asta per milioni di dollari, superando le quotazioni dei pittori più famosi della storia dell’arte.

 

Negli USA, la FDA, insieme a gruppi governativi e accademici e ad aziende all’avanguardia, ha già iniziato a implementare transazioni blockchain nel settore farmaceutico, dove gli NFT sono già utilizzati. Allo stesso tempo sta finalizzando il Drug Supply Chain Security Act (DSCSA), che stabilisce le linee guida per produttori e distributori mirate a proteggere i consumatori dalla contraffazione e dai prodotti contaminati: l’implementazione di questo sistema di tracciamento elettronico interoperabile e unificato, basato sulla blockchain e pensato per tenere traccia dei farmaci di pari passo con la loro distribuzione negli stati USA, è però un processo lungo e complesso.

 

Le aziende farmaceutiche che hanno accettato la sfida sono però numerose, e hanno già compiuto progressi significativi proprio grazie alla blockchain, la quale ha effettivamente facilitato la catena di approvvigionamento GMP (Good Manufacturing Practice, il regolamento stabilito dalla FDA che fornisce ai produttori le indicazioni per la sicurezza dei propri prodotti), riuscendo a connettere diversi sistemi IT, a ridurre da pochi giorni a pochi secondi il tempo necessario per diramare un richiamo di prodotto, consentendo di verificare la “custody” del farmaco in modo sicuro e in tempo reale e aiutando infine a identificare gli asset compromessi con una maggiore precisione.

 

Nel settore sanitario, gli NFT possono essere la base tecnologica su cui sviluppare soluzioni che rispondono a una serie di esigenze e problemi nella gestione dei dati dei pazienti e nella privacy. Degli oltre 1,2 miliardi di documenti clinici prodotti in USA ogni anno, l’80% non è strutturato o è inaccessibile. I dati dei pazienti sono inoltre sparsi tra diverse cliniche e operatori sanitari e archiviati in sistemi di cartelle cliniche elettroniche (EHR) che non sono compatibili tra loro; infine, sebbene sensori e app per la salute personale consentano ai pazienti di raccogliere e gestire in modo proattivo i propri dati sanitari, sono emersi gravi problemi di privacy.

 

Sul fronte della gestione dei dati, ciò di cui i pazienti avrebbero bisogno è uno strumento che consenta di accedere alle proprie cartelle cliniche, condividerle a piacimento con vari fornitori e tracciare e controllare l’invio di informazioni. Alcune aziende hanno trovato la risposta negli NFT: RightHash ha introdotto gli NFT per offrire ai pazienti un maggiore controllo sui propri dati; Aimedis utilizza una piattaforma basata su NFT che alimenta un mercato virtuale in cui i pazienti possono tokenizzare i propri record in ogni fase del processo sanitario. In questo modo si riesce a garantire l’autenticità e la sicurezza del dato,  consentendo ai pazienti il completo controllo delle informazioni.

 

Le tecnologie crypto-based fin qui descritte sono state utilizzate per risolvere problemi concreti; tuttavia hanno anche altre implicazioni, più astratte, quali ad esempio le DAO, Decentralized Autonomous Organization. Ne è un esempio la piattaforma decentralizzata Molecule, che utilizza la tecnologia NFT per creare DAO farmaceutici (VitaDAO, PsyDAO ecc.), attraverso i quali i ricercatori possono connettersi con gli investitori biofarmaceutici interessati. Molecule, che funge anche da sistema di gestione della proprietà intellettuale generata dagli sforzi dei ricercatori, potrebbe potenzialmente portare a un cambio di paradigma nella gestione dei diritti di proprietà intellettuale (IP): infatti, è la prima organizzazione a coniare diritti IP come NFT e poi a “frazionarli” tra più stakeholder. In questo modo la proprietà intellettuale viene distribuita tra tutte le parti interessate, consentendo a utenti e collaboratori di beneficiarne direttamente e al contempo di controllare i frutti della propria ricerca.

 

In conclusione, l’utilizzo delle NFT e della tecnologia blockchain nel settore farmaceutico è al momento appena abbozzato: in un futuro potrebbero derivarne ulteriori progressi in campo marketing, nella GMP della Supply chain, nella privacy dei dati, nella scoperta collaborativa e in nicchie non ancora sfruttate del settore.


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