Digital Health: “bolla” o flessione del mercato?
Negli ultimi due anni, con il favore della pandemia, la salute digitale ha visto numeri da record: le aziende del settore, che forniscono servizi di telemedicina e consulenza medica online, dispositivi diagnostici basati su software, gadget o sensori indossabili e strumenti di analisi basati prevalentemente sull’intelligenza artificiale, appaiono notevolmente promettenti.
Anche le cifre lo confermano, si tratta di un settore in ascesa, con il numero di investitori nel mercato della Digital Health in crescita del 43%, finanziamenti in capitale di rischio di 30,7 miliardi in USD nel 2021 (+107% rispetto all’anno precedente) e valutazioni medie triplicate (fino a 73 milioni USD).
Impossibile però non cogliere qualche segno di stanchezza all’interno di questo mercato all’apparenza così fiorente: mentre le valutazioni salgono alle stelle prima che le aziende possano raggiungere un effettivo valore clinico e ricavi affidabili, molte tra le neonate imprese consumano rapidamente denaro per poi chiederne ulteriore, e al contempo le valvole di sfogo finanziario sono bloccate, con le aziende sanitarie digitali statunitensi che non vedono un’IPO dal 2016 e le attività di acquisizione che cominciano a calare.
Anche fattori estrinseci, quali la guerra in Ucraina, con la derivante crisi energetica e l’aumento dell’inflazione, contribuiscono a frenare gli investimenti: i finanziamenti del primo trimestre del 2022 in Digital Health sono scesi a 6 miliardi di dollari, il 18% in meno rispetto al trimestre precedente.
Gli analisti si chiedono se si tratti di una bolla in procinto di scoppiare- prospettiva preoccupante per gli stakeholder-, se sia solo il segno di un trend in procinto di arrestarsi o semplicemente l’evidenza di una recente cautela da parte degli investitori.
Nello specifico, una bolla economica è caratterizzata da un rapido aumento del valore di mercato, slegato dal valore fondamentale o intrinseco di un asset, e da un successivo forte calo di valore.
Le bolle finanziarie sono generalmente considerate una caratteristica comune delle economie di libero mercato: a partire dal primo secolo d.C. si possono contare circa 80 crisi economiche a livello globale, di cui 26 nel solo 21° secolo. Dalla bolla dei tulipani olandesi nel 1630, alla bolla Dot-com negli anni ’90 fino alla bolla immobiliare statunitense della metà degli anni 2000, la storia dell’economia è costellata da una serie di speculazioni di mercato e crolli.
Il mestiere degli investitori è proprio interrogarsi e fare previsioni sulla effettiva eventualità di una bolla, mentre gli imprenditori, impegnati nella concretezza della gestione quotidiana, pur non avendo tempo da perdere in supposizioni, allo stesso tempo non possono permettersi di ignorare la prospettiva di una bolla, con tutte le sue potenziali ripercussioni.
Il settore dell’assistenza sanitaria, un mercato unico e peculiare, si è dimostrato finora resiliente, rispondendo con elasticità alle flessioni economiche. Durante la Grande Recessione, da dicembre 2007 a giugno 2009, a fronte di una diminuzione del 6,9% sull’occupazione nazionale, l’occupazione nel settore sanitario ha visto un aumento del 7% (ca 850.000 posti di lavoro in più).
La salute digitale è sicuramente un mercato in espansione anche se “parte della crescita ben pubblicizzata del settore negli ultimi anni è artificiale, dal momento che le aziende un tempo incluse nel settore dei dispositivi medici vengono etichettate come aziende di salute digitale per capitalizzare il fervore che lo circonda”, afferma Christian Terwiesch, professore di politica sanitaria e innovazione presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania.
D’altro canto, non vanno tralasciate le difficoltà delle aziende. Gli investimenti iniziali non sono trascurabili e le barriere per ottenere l’adozione nel settore significative: se la proposta di valore di un sistema sanitario connesso digitalmente sembra ovvia per i pazienti, non lo è necessariamente per gli altri stakeholder che devono valutare i costi e i benefici delle tecnologie, decidere come utilizzarle e determinarne le modalità di pagamento. Il processo è lungo e faticoso, soprattutto la definizione di un chiaro impatto sia sui pazienti sia sulle finanze degli operatori sanitari può impedire a molte start up di dimostrarsi all’altezza delle valutazioni effettuate a priori.
Gli analisti del settore affermano che tutti i cambiamenti in atto forniscono l’evidenza di un mercato in maturazione, che si sta avvicinando a un plateau: la Digital Health, sebbene verosimilmente vedrà un rallentamento della crescita nei mesi a venire, è improbabile che subisca una fuga degli investitori analoga a quella della bolla dot-com dei primi anni 2000.
Data però la possibilità di un rallentamento economico e di mercati dei capitali più ristretti, le aziende stanno già correndo ai ripari e ricercando nuove strade per ridimensionare i loro prodotti e ottenere gli impatti previsti.
Se l’eventualità di una bolla resta comunque nell’aria, sospesa come una spada di Damocle, le prospettive economiche dell’intero settore non si possono ridurre a una valutazione univoca e ci vorranno almeno un paio d’anni per escludere definitivamente l’opzione.
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