Cura della persona e cosmetici Bio: opportunità da non perdere per le farmacie

Nel settore biologico l’Italia ha, da tempo, un ruolo trainante: con un giro d’affari del valore di 4,6 miliardi di euro e una crescita del +110% nell’ultima decade, il mercato dell’agroalimentare biologico viaggia con il vento in poppa.

 

La leadership del nostro paese nel comparto emerge con chiarezza dal 15° rapporto BioBank e dai dati Fibl- Ifoam, che rivelano come nel 2019, tra i 47 paesi europei, l’Italia risultasse prima per export (2,4 mld di euro) e aziende di trasformazione (21.419), seconda per numero di produttori agricoli impegnati nel settore (70.540) e terza sia per vendite al dettaglio (3.6 mld di euro) sia per superfici dedicate (1,99 mln di ettari).

 

Analizzando nello specifico i canali di vendita del bio tra il 2012 e il 2021, possiamo notare una sostanziale assenza di variazioni nelle vendite presso i negozi specializzati (1.005 milioni di euro nel 2012, 996 nel 2021) a fronte di un’impennata nella gdo (iper e supermercati, +268%), e di un incremento consistente nei negozi e sull’online (+52%).

 

La Grande distribuzione si è quindi accaparrata una grossa quota di mercato (solo nel 2021 il 47%, contro il 53% degli altri canali retail), forte di un’offerta bio ampia e capillare, disponibile nei numerosi punti vendita e accessibile per i prezzi contenuti, soprattutto di prodotti che portano la marca del distributore.

 

Se le vendite specifiche del canale farmacie non sono approfondite nel report, si può però ugualmente estrapolare dai dati dell’Osservatorio Bio (Ricerca settembre 2021) la quota dei canali del retail di vicinato (negozi di prossimità, farmacie, parafarmacie), che rappresentano circa il 19% del mercato e generano vendite per 723 milioni, registrando un incremento del +5% rispetto all’anno precedente.

 

All’interno del biologico, il segmento relativo alla Cura della persona risulta essere il più dinamico, con una crescita del 91% tra il 2016 e il 2020, e le attività commerciali dedicate quasi raddoppiate (da 699 a 1.336). In particolare, è da registrare un’impennata nel numero di rivenditori online di cosmetici bio (da 194 a 441) e di profumerie “fisiche” (da 209 a 336), con una forte concentrazione nel Nord Italia (66% delle attività).

 

Dal report BioBank 2021 si evince inoltre che sul mercato interno, in controtendenza rispetto all’export, la spesa degli italiani cresce più lentamente, soprattutto a confronto del mercato inglese o tedesco: nel nostro paese l’89% delle famiglie acquista almeno un prodotto bio all’anno (nel 2012 erano il 53%) e oltre la metà (54%) ne consuma settimanalmente. Si registra al contempo una certa tendenza alla fidelizzazione da parte dei consumatori abituali di prodotti bio, caratterizzati da alto reddito mensile, titolo di studio medio-alto e figli sotto i 12 anni (il 62%) o da una predilezione per diete vegetariane o vegane (76%). Tra i driver d’acquisto del bio si possono annoverare motivazioni legate alla salute e a uno stile di vita più salubre, oltre che ragioni etiche e legate alla sicurezza.

 

Il comparto ha in definitiva un alto potenziale, lo confermano i numeri, oltre a essere favorito dal contesto storico, caratterizzato da un innalzamento della soglia di attenzione verso le tematiche ambientali legate alla sostenibilità, anche da parte delle nuove generazioni. Proprio gli aspetti “healthy” potrebbero infine portare gli acquirenti a privilegiare il canale farmacia, a scapito di altri punti vendita.


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