Carenze di principi attivi in USA: per gli esperti non sarà a breve termine

Negli stati Uniti il fenomeno della carenza di farmaci è sempre più frequente. L’attuale difficoltà a reperire farmaci come Adderall (ampiamente utilizzato per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività) e Amoxicillina in soluzione orale (uno dei più comuni antibiotici pediatrici) è solo la punta dell’iceberg. Se l’Amoxicillina risulta difficilmente reperibile a causa di un repentino aumento delle richieste, le ragioni dietro la carenza di Adderall sono complesse e concatenate: da un lato, la domanda di farmaci per l’ADHD è recentemente aumentata, a fronte di una maggiore consapevolezza del disturbo e l’emergere di startup online che hanno semplificato l’acquisizione di prescrizioni; dall’altro problemi di approvvigionamento e forti limitazioni di un farmaco catalogato come “sostanza controllata” a causa del suo potenziale abuso. Le previsioni per Adderall non sono affatto buone, ipotizzando una carenza che persisterà per altre 52 settimane, dal momento che non ci sono soluzioni rapide per la produzione e il processo di approvazione della FDA (Food and Drug Administration) per rendere operativo un nuovo sito è lungo.

 

Inoltre, sempre secondo la FDA risultano carenti più di una dozzina di ingredienti farmaceutici, tra i quali la soluzione salina batteriostatica, fondamentale per diluire i farmaci per iniezioni endovenose e i composti utilizzati nei farmaci comuni per anestesie, ritenzione idrica e carenze di calcio. E si rischiano conseguenze di più ampia portata.

 

In tempi recenti, l’azienda produttrice Areva Pharmaceuticals si è ritrovata sotto i riflettori quando, sfruttando la carenza di fludarabina, principio attivo essenziale nella preparazione di farmaci salvavita antitumorali molto utilizzati negli ospedali, ha re-immesso sul mercato un farmaco chemioterapico vecchio di decenni a un prezzo 10/20 volte superiore a quello proposto dalle uniche altre due aziende produttrici USA.

 

La causa di questo vertiginoso aumento di prezzo va cercata nei problemi della catena di approvvigionamento i quali, innescando carenze, vanno a colpire i fornitori. Areva, nel giustificare l’aumento del prezzo finale ha spiegato che il principio attivo proviene dalla Cina, da un fornitore non approvato dalla FDA, richiede lunghi test, reportistica approfondita e scrupolosi controlli di qualità negli stabilimenti produttivi in Europa.

 

Secondo Bindiya Vakil, CEO di Resilinc, società californiana che aiuta le aziende di vari settori ad affrontare le sfide della supply chain: «la nostra fornitura di farmaci è altamente vulnerabile perché gran parte dei materiali di base che contribuiscono allo sviluppo dei principi attivi farmaceutici proviene dalla Cina. L’India è un enorme mercato per la produzione generica su cui facciamo affidamento negli Stati Uniti, ma dipende fortemente dalla Cina per quei materiali di base che vengono trasformati in principi attivi: non abbiamo affatto indipendenza nella nostra fornitura di farmaci».

 

Vakil spiega inoltre che, rispetto ad altre aree di business, il biopharma è rimasto indietro nella costruzione della resilienza della catena di approvvigionamento. L’industria farmaceutica registra un ritardo quantificabile in circa 10 anni rispetto all’’high-tech, settore all’avanguardia con solidi programmi di mappatura e monitoraggio della supply chain.

 

«Non è facile costruire resilienza, ma il momento per farlo era ieri. Il problema non sta scomparendo. E qui negli Stati Uniti, con l’invecchiamento della popolazione, la domanda di farmaci non farà che aumentare», conclude Vakil.


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