CS Evento annuale 2024 Consorzio
Si è tenuto martedì 15 ottobre, nello scenografico Belvedere Jannacci del grattacielo Pirelli, a Milano, l’evento annuale organizzato da Consorzio Dafne, la Community B2B no-profit di riferimento per tutti gli attori della filiera Healthcare.
“Insieme per un futuro sostenibile tra etica e innovazione” è il titolo che abbiamo scelto quest’anno per l’importante appuntamento rivolto a tutta la nostra #TheHealthcareCommunity e più in generale all’intero ecosistema Healthcare: un’occasione per fare il punto sulle evoluzioni e sul futuro del nostro settore, con keynote speaker d’eccezione.
In questa occasione si sono succeduti sul palco – moderati da Daniele Marazzi, Consigliere Delegato Consorzio Dafne – gli interventi di:
- Rocco Ciciretti – Professore di Politica Economica, Università di Roma Tor Vergata
- Guido Damini – Storico, autore e conduttore
- Oscar Di Montigny – Presidente, Grateful Foundation
- Emanuele Lettieri – Responsabile Scientifico Osservatorio Sanità Digitale, Professore, Politecnico di Milano
- Marco Magnani – Docente di International Economics, Università Cattolica e Luiss Guido Carli, Manager e Investment Banker
- Alessandro Perego – Vicerettore per lo Sviluppo Sostenibile e Impatto, Professore, Politecnico di Milano
Durante la breve introduzione, Daniele Marazzi – facendo riferimento alla mission del Consorzio di contribuire a realizzare un ecosistema Salute sempre più interconnesso, digitale e sostenibile – ha ricordato quanto sia importante «organizzare eventi come quello di oggi, per stimolare spunti di riflessione personali e interni alle aziende nonché innescare confronti sia tra le diverse organizzazioni sia con il Consorzio. Alimentare dinamiche costruttive e favorire un dialogo aperto – ha ribadito – sono la base di partenza per sviluppare i presupposti a una sempre nuova innovazione: il nostro mantra, e la nostra ambizione, è riuscire a creare insieme il futuro della filiera Healthcare».
Nell’intervento di apertura, Alessandro Perego ha preso per mano la platea con un racconto organico sull’essenza della sostenibilità, facendo emergere chiaramente perché non possa essere data per scontata. Con la consueta efficacia, ha illustrato le molteplici forze contrapposte che insistono su questo concetto, minacciando di lacerarlo, proponendo una chiave di lettura originale e anche pragmatica per provare a risolvere positivamente le tensioni in conflitto attraverso un percorso equilibrato di sviluppo sostenibile.
«L’opinione pubblica affronta il tema della sostenibilità con delle “tensioni”, per esempio nel conflitto tra nuovi negazionisti e attivisti, tra etica e competitività, tra impresa e società/ambiente, tra compliance e strategia, tra Italia/Europa e il resto del mondo. Tra questi estremi – si è interrogato Alessandro Perego, Professore e Vicerettore per lo Sviluppo Sostenibile e Impatto al Politecnico di Milano – c’è spazio per una posizione mediana, di equilibrio? Io sono convinto che la risposta sia affermativa e che, rispettivamente, si traduca in realismo, responsabilità, supply chain, purpose, distintività.»
A racchiudere la conclusione del percorso in un’unica frase, un take away da portare con sé come ispirazione ad agire, Perego afferma che si deve traguardare «lo sviluppo sostenibile come prospettiva strategica innervata nella ragion d’essere dell’impresa (purpose), in dialogo costruttivo con le altre forze in campo – governi e società civile – (realismo), accettando gli inevitabili trade-off tra tensione al profitto e responsabilità sociale, lavorando insieme all’ecosistema esteso più prossimo (supply chain), in un contesto culturale europeo radicato nel profondo significato di sostenibilità, tanto da farne un fattore caratterizzante (distintività) del suo ruolo nel mondo.»
Con il secondo keynote speech, Marco Magnani ha aiutato il pubblico a leggere e interpretare il mondo che cambia, in termini di sfide, rischi e opportunità. «Siamo a un minimo storico di cooperazione internazionale, che invece – ha esordito Magnani – è fondamentale per affrontare le sfide di oggi. Stiamo assistendo a uno scollamento tecnologico, energetico, culturale, scientifico, geopolitico e climatico. Una persona su sei nel mondo vive in aree con conflitti attivi, stiamo andando verso la terza guerra mondiale a pezzi: due guerre le abbiamo in casa, ma ci sono altri conflitti che ci toccano molto da vicino anche se non sono vicini (lo Yemen, la Regione del Sahel, l’Armenia).»
Se è assodato che pace e stabilità sono fondamentali per commercio e crescita, infatti, non sempre è vero che commercio e investimenti garantiscano pace e stabilità. «La globalizzazione è in crisi: le grandi promesse – ha proseguito Marco Magnani, Docente di International Economics, Università Cattolica e Luiss Guido Carli, Manager e Investment Banker – sono prosperità, progresso, pace. Ma ci siamo illusi che questa crescita potesse essere irreversibile e inarrestabile. Ci siamo distratti.»
L’intervento si è concluso con la citazione del nuovo trilemma di Dani Rodrik, economista turco in odor di premio Nobel per il suo celeberrimo trilemma politico dell’economia mondiale che sancisce l’incompatibilità contemporanea – ossia, la necessità di dover rinunciare a perseguirne almeno uno – di democrazia, sovranità nazionale e integrazione economica globale. «Il nuovo trilemma di Rodrik cita la lotta al cambiamento climatico, i diritti sociali e la tenuta della classe media – ha spiegato Magnani, proseguendo con un auspicio – ma il mondo che verrà dipende da noi: possiamo ancora decidere che le nuove frontiere siano opportunità di rilancio della cooperazione internazionale come cornice condivisa per la crescita e non, al contrario, nuovi fronti di scontro e di conflitto.»
L’occhio di bue dell’evento si è quindi ristretto, focalizzando il contesto della filiera healthcare con due interventi in rapida successione finalizzati a riportare l’attenzione dallo scenario globale alle specificità delle sfide per il comparto, sempre assumendo prospettive originali e in qualche misura anche provocatorie nella ricerca di spunti e stimoli nuovi.
Rocco Ciciretti, Professore di Politica Economica, è partito dalla definizione del rischio ESG dell’impresa, ovvero il rischio di gestire controparti che vogliono cose diverse. «La sostenibilità si trova nell’equilibro tra rendimento e rischio. Ognuno di noi è sia consumatore sia investitore di un prodotto: quando vendiamo, pensiamo al primo o al secondo, ma perché – ha provocato la platea Ciciretti – non cominciare a vederli come un tutt’uno? Questo settore viene forse visto come un comparto che estrae rendite dal consumatore: probabilmente si potrebbe provare a superare questa convinzione capendo che chi consuma un prodotto healthcare può essere anche esso stesso investitore della filiera che rende fruibile quel bene.»
Emanuele Lettieri, Professore e Responsabile Scientifico degli Osservatori Sanità Digitale e Life Science Innovation del Politecnico di Milano, ha illustrato alla platea i principali trend del settore. «Il PNRR è stata un’occasione per ammodernare il nostro SSN e identificare alcune soluzioni chiare, come il fascicolo sanitario, la telemedicina e l’AI, che si concentrano su un elemento comune: i dati. Stiamo però commettendo tanti errori – ha stigmatizzato Lettieri –nell’introdurre questi strumenti. Il primo è culturale: crediamo che si tratti di innovazione tecnologica ma non lo è, avevamo già gli algoritmi. Deve essere una rivoluzione culturale, che non sta accadendo. Secondo errore: applichiamo tecnologie nuove a processi vecchi. Terzo errore: non abbiam pensato a modelli di business innovativi.»
Le riflessioni e le visioni prospettiche per l’ecosistema condivise con gli intervenuti traguardano, naturalmente, anche l’Intelligenza Artificiale, in particolare nell’ambito della ricerca e sviluppo e del supporto decisionale agli operativi. «Sono profondamento convinto – ha affermato energicamente Lettieri – che le terapie digitali rappresentano la prossima rivoluzione copernicana in Sanità, ed è sintomatico che in Italia, in questo momento, queste non esistano…» E ha chiuso con un paradosso: «il digitale è l’unica leva per una sanità umana».
«Come ci ricorda il passo del Qoèlet – ha esordito spumeggiante Guido Damini, il popolare “storico da bar” attivo in radio e podcast di grande successo – da quando la terra è stata creata non accade nulla di nuovo su di essa: da millenni si ripetono le stesse situazioni e gli stessi fatti. Nulla è veramente una novità. Figuriamoci la crisi dell’healthcare!»
La relazione dell’istrionico quanto preparato storico ha guidato il pubblico a immergersi nel periodo storico dove le genti della Penisola poterono permettersi uno Stato con la “S“ maiuscola, in grado di provvedere a una serie di servizi atti a preservare e mantenere la loro salute: parliamo rispettivamente dell’Evo Antico e dell’Impero Romano. «Che – ha ricordato Damini – finché stette in piedi, fu maestro di igiene sociale nel mondo. Il welfare imperiale manteneva in perfetta efficienza acquedotti, terme, parchi, la sorveglianza igienica sugli alimenti, le cloache e le leggi sanitarie a difesa della salute pubblica. Poi l’Impero crollò e tutto andò repentinamente a donnine.» L’intera filiera healthcare, quindi, anche in epoca latina divenne d’un tratto economicamente insostenibile, senza che le “subentranti” autorità barbariche fossero pronte con un proprio nuovo modello da introdurre. «Eppure – ha concluso, riportando fiducia e ottimismo in sala oltre alle risate assicurate con battute e tempi comici da autentico istrione – proprio da quella crisi dello stato, i privati medievali seppero essere protagonisti, in prima persona, di uno straordinario processo di trasformazione collettiva dell’ecosistema Salute. Un nuovo modello basato su quattro grandi priorità: responsabilità condivisa, flessibilità e adattabilità, approccio olistico alla cura, volontà di fare rete.» Principi che – con tutta probabilità – potrebbe tornare utile riscoprire anche oggi.
In chiusura d’evento, Oscar Di Montigny – nel suo intervento, già dal titolo Farmacètica, provocatorio – si è concentrato sul binomio sostenibilità ed etica nella filiera del farmaco.
Partendo dal presupposto che «stiamo vivendo un cambio d’epoca, in cui alcuni ce la faranno e altri no, dal punto di vista sia individuale sia di corporazione», Di Montigny ha evidenziato come oggi il mondo in cui siamo immersi sia caratterizzato da volatilità, incertezza, complessità, ambiguità, interdipendenza e nidificazione. «Non è più una questione di metafisica, ma di fisica quantistica: tutti sono interconnessi con tutto, anche se non lo si vede. Abbiamo scoperto, quindi, che la condizione di una singola persona ci influenza.»
Le principali direttrici che cambieranno tutto, secondo il Presidente di Grateful Foundation, saranno la demografia, l’ambiente e la tecnologia. «Chi scende in campo su queste tematiche – e l’impresa privata oggi è l’istituzione nella quale si ripone maggiore fiducia, più di governi e media – se incontra il consenso vince, perché oggi il sistema è troppo complesso ed è davvero difficilissimo agire. Domani, anzi già oggi, l’importante non è il prodotto che porti sul mercato, ma come reagirai.»
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